La migliore offerta è un giallo- di Biagio Napoli

La migliore offerta è un giallo- di Biagio Napoli

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Noi che, da sempre apprezziamo il genere, non potevamo non godere della visione dell’ottimo “giallo” con atmosfere noir La migliore offerta. Certo non c’è un assassinio e neppure il poliziotto che ne ricerca il responsabile, ma questo non vuol dire. Ripensando al film, giorni dopo, il piacere, se possibile, è aumentato perché il nostro ricordo è andato ad alcuni capolavori del passato cui la storia e i personaggi del film ci hanno prepotentemente rimandato. 

Pensiamo, in primo luogo, a quel magnifico La donna del ritratto ( Fritz Lang, 1944 )in cui un maturo borghese ( in quel caso professore di criminologia ) viene coinvolto in una passione che si rivelerà per lui rovinosa.

Come ora il film di Tornatore, era quello anch’esso giocato sullo sdoppiamento tra realtà ed apparenza perché la storia, nel finale, si rivelava soltanto sognata.

E, in quel film, il protagonista non veniva folgorato dal ritratto di una splendida donna esposto dietro una vetrina e che presto si materializzava in carne ed ossa? Ma pensiamo anche a Cornell Woolrich-William Irish, al suo splendido Vertigine senza fine ( Waltz into darkness ) portato sullo schermo da Francois Truffaut ( La mia droga si  chiama Julie-La sirène du Mississipi, 1969 ) e in un remake non memorabile del 2001 (Original sin ).

Il libro e il film narrano una storia di menzogna, e quando la verità viene svelata, è una donna a rivelarsi altra da sé.

E pensiamo infine a quel capolavoro Hitchkochiano che è La donna che visse due volte in cui il tema del doppio, ancora una volta, la fa da padrone. Fritz Lang, Francois Truffaut, Alfred Hitchkoch: buona parte della storia del cinema.

Ma Hitchkoch, nel film di Tornatore, c’è in maniera più diretta se pensiamo al personaggio della nana. E’ lei a fornire la spiegazione della storia svolgendo il ruolo del coro delle tragedie greche; ma può farlo perché, finestra sul cortile, passa il suo tempo a guardare, si direbbe notte e giorno, quello che avviene nel palazzo di fronte, chi entra e chi esce, la quantità di volte in cui i personaggi entrano ed escono, a segnare nella memoria sovrumana quei numeri.

La migliore offerta è dunque un giallo con illustri ascendenti e con i principali topoi del genere tra cui, naturalmente, la sorpresa finale che qui funziona alla perfezione e che si rivela tanto atroce da precipitare il protagonista nella malattia organica ( come se già non avesse qualche grave tara psicologica ). 

Bellissimo a questo proposito il montaggio delle scene conclusive che fanno pensare a un finale aperto: o l’arrendersi alla malattia o il ritorno alla vita attraverso una intensa riabilitazione e, soprattutto,  attraverso la memoria del rapporto amoroso reale ( il letto ) e non più platonico ( la contemplazione della  donna nell’opera d’arte ). Altro topos del genere giallo presente nel film di Tornatore è costituito dalla presenza di una dark lady o di una coppia diabolica che utilizzano le loro capacità seduttive al fine di raggirare il malcapitato di turno. 

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Da questo punto di vista il film di Tornatore non presenta alcuna originalità laddove l’ambientazione nel mondo dei collezionisti, degli antiquari, delle aste e dell’arte, è invece, questa sì, originalissima. Ma è proprio il raggiro svelato che dà la chiave per scoprire nel film quel livello che va oltre il giallo e che è costituito, come accennato in precedenza, da una profonda riflessione sull’apparenza e sulla realtà delle cose ( anche nei falsi d’autore c’è sempre qualcosa di vero ) e delle persone ( uomini, donne, amici ( ? ), androidi ).

Se questo non è Pirandello!

Una considerazione conclusiva potrebbe mettere in evidenza quello che forse è un limite del film. Il protagonista è ossessionato dall’igiene ( possiede tanti guanti quanti sono forse i quadri della sua stanza segreta e se deve rispondere al telefono prende questo con un fazzoletto pur indossando i guanti ), lei ( forse ) soffre di agorafobia, la vera proprietaria del palazzo, l’altra Claire, è una nana, l’inquietante custode è uno zoppo. Malattie e deformità. E, dal punto di vista morale, non va per niente meglio. I personaggi principali sono tutti dei lestofanti e un poco lo è anche il protagonista, voyeur e imbroglione. E’ questa la concezione della vita che ha Tornatore? Non proprio se pensiamo ai film precedenti. Allora il nostro è un abilissimo inventore di storie intriganti che più intriganti sono meglio gli riescono? Freddo e calligrafico. Anche questo, però, potrebbe fare parte del gioco.

 

Biagio Napoli - 09.01.2013

 

 

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