Non serve un sindaco ostaggio della vecchia politica - di Pino Fricano

Non serve un sindaco ostaggio della vecchia politica - di Pino Fricano

Politica
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Caro Vincenzo,
utilizzo questo tuo secondo nome perché alla radice contiene la parola vincere, può portare bene , ho letto la tua lettera che condivido nella sostanza ma credo si presti ad equivoci presentando alcuni aspetti che possono apparire ingenui o superficiali.


La presenza di maggioranze solide di per sé non garantisce nulla, la vicenda regionale è li a testimoniarlo, anche la vicenda nazionale con le continue fibrillazioni tra Berlusconi e Fini dimostra che un percorso non può essere garantito dai numeri, bensì dall’omogeneità della coalizione e dalla autorevolezza della leadership.

 

La vicenda nazionale, regionale e locale testimonia semmai il baratro che separa la drammaticità delle condizioni del paese, la necessità ad un serio piano di riforme, di liberalizzazioni, di modernizzazione, di riduzione del costo della politica e l’ostinarsi in vecchie pratiche di un ceto politico sempre più logoro ed autoreferenziale.
 

Anche Biagio aveva un bel programma, l’ho riguardato nella sua versione originale e mi pare ancora attuale.

C’era quindi il programma e c’era il progetto non c’erano le gambe per far camminare ne l’uno ne l’altro. Il timoniere si è fatto subito commissariare dagli esperti della vecchia politica (prima i zangariani , poi l’UDC) ed ha abbandonato programma e progetto; quel programma e quel progetto che erano validi perché rompevano con la vecchia politica (discrezionalità, interessi particolari, lottizzazione del potere, spesa clientelare, etc.) ed introducevano quella nuova cultura politica che è l’unica capace di fornire risposte serie alla crisi dei partiti e delle istituzioni: trasparenza, regole chiare, programmazione, efficienza, valorizzazione del merito e delle competenze, taglio delle spese inutili, finalizzazione della spesa ai servizi essenziali ed allo sviluppo.
 

Non mi meraviglia neanche il fatto che il sindaco pretenda un accordo sul secondo mandato, chiunque farebbe lo stesso.

Se si è convinti che questo sindaco possa dare risposte serie alla città è giusto sostenerlo anche dopo, da parte di quanti hanno condiviso con lui la gestione della prima consiliatura.

Se invece si è convinti del contrario è opportuno eliminare ogni alibi, impedire che si continui questo calvario solo per una meschina occupazione del potere, finalizzata , a questo punto, solo a difendere interessi personali o di partito, sulla pelle della comunità amministrata. Se non c’è fiducia, né futuro per questa amministrazione, si faccia subito chiarezza, se il sindaco non ha una maggioranza si proponga la mozione di sfiducia e si vada a votare la primavera prossima.

Chiunque si sottrae a questo dovere elementare è oggettivamente complice del mal governo.
 

In questa fase politica le scelte dolorose da compiere, ritengo, siano facilmente identificabili, e credo anche che chi si proponga per il governo della città debba avere il coraggio, l’onestà e il dovere di identificarle ed indicarle agli elettori.

La principale di questa riguarda il COINRES; credo che bisogna affermare con chiarezza che se prima bastavano poco più di cinque milioni di euro per tenere pulita la città ed ora ne servono circa dodici, vuol dire che in quell’ambito bisognerà fare scelte dolorose di razionalizzazione del servizio , vuol dire che chi si candida a governare la città dovrà assumersi per intero la responsabilità di compiere queste scelte.
Da quando è stato introdotto il patto di stabilità, da quando cioè si è dato un taglio netto alla spesa pubblica per cercare di ridurre il baratro del debito che pesa su ognuno di noi e si è deciso, di conseguenza, che il costo dei servizi deve essere coperto dai cittadini ( decisioni che risalgono all’incirca alla metà degli anni ’90 ); per la gestione della cosa pubblica non servono più i politicanti, che perlopiù si sono formati alla vecchia scuola e hanno ben radicati vizi e vezzi di datata memoria.

Servono, invero, persone oneste e competenti, che si sono fatti strada nella vita coi loro sacrifici senza chiedere favori e raccomandazioni a nessuno, e che si approcciano ad amministrare i soldi pubblici come se amministrassero quelli sudati , che ogni mese entrano nelle casse domestiche, con la saggezza e l’accortezza di buon padre di famiglia, che tiene alla prosperità, al benessere ed all’innalzamento della qualità della vita della propria famiglia, limitatamente alle risorse economiche disponibili nel portafoglio familiare.
Quello che serve a Bagheria è una classe dirigente che rompa coi vecchi metodi e coi vecchi personaggi, abituati a gestire il potere per ricavarne privilegi e a circondarsi di mediocri per salvaguardarsi la poltrona.

Non servono i campioni di voti ottenuti dilapidando le casse collettive, non servono quelli che favoriscono gli amici per cui i profitti sono sempre privati e i debiti sono sempre pubblici, non servono i comportamenti omertosi per cui non si sa mai di chi sono le responsabilità degli errori compiuti.

Così come non serve abbandonare i più bisognosi, rinunciando ad un serio controllo del territorio e creando deliberatamente in città un costante clima di insicurezza per le famiglie e di disagio degli operatori economici.

Quello che serve, come tu stesso indichi nella seconda parte della tua lettera, è continuare quel lavoro che in parte era stato avviato dall’amministrazione Valentino, che è stato portato avanti, in modo più compiuto ed organico da noi, che metteva al centro la necessità di dare una mano ai più bisognosi, di assicurare servizi civili alla collettività e condizioni ottimali per gli investimenti alle imprese.

Esattamente quel lavoro che è stato traumaticamente interrotto dai “dilettanti allo sbaraglio”.

Serve un esame di coscienza di noi tutti, la volontà di mettersi in discussione e di mettere insieme, con umiltà, le persone per bene, che hanno consapevolezza della drammaticità della sfida e sentono comunque il dovere di fare qualcosa per l’avvenire dei nostri giovani.

 

Pino Fricano   già Sindaco di Bagheria
 

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