Referendum: quale lettura del voto?

Referendum: quale lettura del voto?

Politica
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Quale "lettura" dare degli esiti della consultazione referendaria? E' corretto non "politicizzare" la lettura del voto?

I referendum hanno fatto emergere elementi, a nostro avviso, molto interessanti e parecchio positivi. Cercherò di evidenziarli, muovendo dal presupposto di intendere la Politica come democrazia partecipata, con particolare attenzione ai veri protagonisti di questi referendum che sono stati i giovani.

Ad essi dobbiamo dire un grande GRAZIE! E non si può non sperare che loro, i giovani, abbiano innescato un concreto nuovo e trascinante meccanismo di sentita partecipazione democratica alla vita del Paese che ci porterà ad uno star meglio.
La notevole affluenza al voto referendario (a prescindere dai si e dai no, nonché dal quorum) non potrebbe che essere indice della ripresa di una responsabilizzazione, comunitaria e singola, che sappia guardare sia al globale, sia al locale.

La responsabilizzazione "comunitaria" è stata attestata, quanto meno, dall'affluenza notevole e, per molti versi inaspettata, di tanti "cittadini", che hanno inteso -giustamente- come temi "nazionali" la questione Acqua pubblica o privata, il Nucleare o le energie alternative per la produzione di energia elettrica, la legge uguale per tutti.

Occorrerebbe recuperare questa responsabilizzazione "comunitaria" anche per le questioni locali (le ultime nostre elezioni amministrative hanno dimostrano che altri sono stati i motivi per le preferenze e non le specifiche e concrete questioni ed emergenze locali) sulla base della considerazione politica che "il locale" può determinare il "nazionale".

È questa consapevolezza che ci resta da conseguire.

Le amministrative locali sono determinanti anche per il contesto più generale e non possono quindi essere pensate al di fuori di esso, quanto meno quello nazionale. Diversamente, è come se si fosse particolarmente sensibili all'inquinamento dell'oceano dimenticando l'inquinamento del proprio ed immediato specchio di mare: quello di fronte casa.

L'istituto del referendum non può avere un quorum per un motivo semplice, essendo lo strumento per eccellenza attraverso cui si concretizza, su specifici problemi, la democrazia partecipata, cioè la Politica diretta del cittadino.

Valga ancora la considerazione che una minoranza partecipante ha titolo, proprio perché ogni cittadino responsabilmente partecipa (col suo si e no), per ‘imporre' la sua scelta, se del caso, alla maggioranza che si astiene; e una maggioranza che si astiene, nulla può e nulla deve imporre alla minoranza partecipante.

Noi riteniamo che la Politica (con la P maiuscola) è quella che si caratterizza per la democratica partecipazione attiva dei singoli cittadini, a prescindere dai risultati. Quando dovesse mancare questo fattore, si attua, a tutti i livelli, quindi anche del o dei partiti, una politica con la p minuscola, in quanto la Politica ci piace pensarla fatta in forma attiva da tutti, non solo dai partiti, ma da tutte le componenti sociali e dai singoli cittadini.

Ci preme sottolineare tale aspetto in quanto troviamo estremamente negativa e fuorviante la tanto (ab)usata espressione "non politicizzare la lettura del voto"! che abbiamo ritrovato anche nelle pagine dell'Osservatore Romano: «Una lettura troppo politicizzata del risultato referendario potrebbe indurre in errore. La componente di protesta ovviamente esiste, come sempre quando a essere oggetto di abrogazione sono leggi volute dal Governo.

Tuttavia, che non si sia trattato soltanto di un giudizio sull'operato dell'esecutivo e di chi lo guida è confermato, oltre che da alcune letture del voto fatte pure da una parte del centrosinistra, anche da una campagna elettorale nella quale gli stessi partiti dell'opposizione hanno tenuto un profilo piuttosto basso, lasciando che a mobilitarsi fossero le reti, le organizzazioni civiche, i movimenti, le associazioni, nel tentativo, finalmente riuscito, di portare alle urne il numero più ampio possibile di cittadini ».

Troviamo fuorviante questa posizione che ci appare come una difesa di parte; e così non deve essere, ad evitare di apparire in mala fede. Pare che, in fondo, la politica sia quella fatta solo ed esclusivamente dai partiti. Se il popolo è attivo o passivo sembra proprio ininfluente! E invece NO. Il Popolo, sia esso attivo o -purtroppo- passivo, determina la Politica o la politica.

I referendum, come abbiamo già sottolineato, costituiscono un esempio eclatante, concreto, diretto della partecipazione democratica, perciò delle determinazioni della Politica, incluse in esse quelle specifiche dovute ai partiti.
Pertanto, il risultato di questi referendum sono, secondo il nostro punto di vista, esclusivamente Politici, in quanto stabiliscono le direttive alle quali la politica dei partiti e in particolare di chi è al Governo deve indirizzarsi.

Decidere su Acqua pubblica o privata, per e con tutte le sue conseguenze, è Politica; sul Nucleare quale elemento di un piano energetico nazionale, per e con tutte le sue conseguenze, è Politica; sul Legittimo impedimento, cioè la Legge è uguale per tutti, per e con tutte le sue conseguenze, è Politica.

Dunque, l'unica lettura che a nostro avviso può e deve essere fatta dei referendum e dei sui risultati è solo ed esclusivamente Politica.

Tutte le altre sfumature sono fuorvianti e chiaramente di parte, in buona o cattiva fede. L'impegnarsi o il defilarsi da parte dei partiti nel contesto di un impegno o non impegno di partecipazione democratica dei cittadini, determina la buona Politica o la cattiva politica.

Bagheria, lì 16-0611 per Noi Cittadini
Tommaso Impellitteri