L'apertura dell'Arco Azzurro il coronamento di un sogno lontano

L'apertura dell'Arco Azzurro il coronamento di un sogno lontano

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L'"Arco Azzurro"' è stato  a lungo un luogo proibito e inaccessibile, in cui la bellezza correva parallela allo scempio perpetrato con le speculazioni edilizie che hanno deturpato per sempre la costa di Mongerbino. Un luogo che per anni ha sintetizzato il paradosso della Sicilia, bella e martoriata.

Una pubblicità dei baci perugina degli anni 70' rese l'arco azzurro famoso in tutta Italia, ribattezzandolo "L'arco dei baci", facendone un' icona del romanticismo giunta fino ai giorni nostri.

Quella dell'arco azzurro è però una storia che fa il paio con quella di una terra dove la mafia la faceva da padrone e dettava legge.  

Agli inizi degli anni 80' il mafioso Prestifilippo, poi ucciso qualche anno dopo in contrada Bellacera a bordo della sua vespa, iniziò la costruzione di una villa sul terreno sovrastante l'Arco Azzurro. All'inizio degli anni 80' le battaglie politiche condotte in particolare dal PCI e da associazioni di giovani del territorio, riuscirono a far bloccare i lavori. Lo scheletro di un ecomostro sovrastò per decenni l'arco azzurro. Nel 2007 l'amministrazione comunale di allora, con l'assessore al'Uranistica Pietro Pagano, portò avanti un progetto per l'abbattimento dell'ecomostro e il consolidamento dell'arco Azzurro. Il caseggiato fu infine demolito nel 2010 e nel 2011 terminarono i lavori di ripristino e consolidamento e fu creato il belvedere sul mare, una finestra sull'arco azzurro.

Per la fruibilità al pubblico restavano da risolvere i problemi legati all'accesso al sito. Battaglie legali decennali avevano poratto la situazione in stallo e raggiungere l'arco azzurro era una sfida ardua. Per raggiungere il belvedere infatti, il comune si serve di una servitù di passaggio attraverso altri terreni di propirietà di privati. In epoca recente si è giunti però ad un accordo tra gli aventi diritto, che ha permesso di comporre le liti giudiziorie e risolvere i problemi legati all'accessibilità del sito. 

Una cordata di 5 associazioni ha ottenuto quindi nel 2016 l'assegnazione della gestione dell'Arco Azzurro,  grazie ad un bando emesso dell'attuale amministrazione comunale di Bagheria. Arco Azzurro che era intanto stato rconosciuto Geosito di interesse nazionale.

L'apertura al pubblico dell'arco azzurro rappresenta forse uno dei momenti più alti per questa comunità negli ultimi tempi,almeno dal punto di vista simbolico. Il coronamento di un sogno di molti, di un lavoro corale e scevro dai colori politici. Una vittoria a cui in moltissimi anni e sotto molteplici aspetti hanno contribuito una moltitudine di persone. 

A partire da quei coraggiosi consiglieri comunali che, in un tempo in cui la mafia era forte, sparava ed era presente nel teriitorio fisicamente, hanno avuto il coraggio di denunciare uno scempio edilizio di tale portata, a rischio della loro incolumità e quella delle loro famiglie. A seguire grazie al lavoro degli amministratori e impiegati comunali e dirigenti, come la Dott.ssa Maina Marino capo ufficio Urbanistica nel 2007, l'ing.Emanuele Doria che fu responsabile del progetto di abbattimento dell'ecomostro e l'assessore di allora Pietro Pagano, che più di tutti ha sposato questa causa; fino agli attuali amministratori che hanno emanato il bando per l'assegnazione spianando la strada alla riapertura e alle associazioni assegnatarie del sito, che hanno condotto in porto la nave, cosa per nulla scontata. 

Alla felicità per l'apertura, si affiancano anche tutta una serie di interrogativi. Come fare per far diventare l'arco azzurro il fiore all'occhiello dell'offerta turistica del comprensorio bagherese? Quali sono i contenuti e le attività che possono far vivere "l'Arco Azzurro"? Come aggirare alcuni problemi di logistica che potrebbero limitare i flussi turistici?  

Domenica 4 giugno alle ore 10 è prevista l'apertura dei cancelli. Ingresso gratuito.

Lorenzo Gargano

 

 

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