Ma di quale Bagheria parlano? - di Angelo Gargano

Ma di quale Bagheria parlano? - di Angelo Gargano

Politica
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Ma di quale Bagheria parlano ? Riscontriamo nei commenti sulla rete e su organi di informazione locali, la nostalgia per una sorta di "età dell'oro" che Bagheria avrebbe conosciuto non si sa quando, non si sa come e non si sa perché,

contrapposto allo sfascio di oggi, di cui addirittura non esisterebbe memoria nel passato.

Ma questi giovani e meno giovani cosa sanno, cosa hanno visto, cosa hanno conosciuto della Bagheria degli anni 70-80; chi e come gliela ha raccontata la storia della loro città?
Riportiamolo alla memoria  qualche "dettaglio" di quella Bagheria

Bagheria era un paese in cui tra gli anni 70 e sino alla fine degli anni '80 si sono costruiti senza legge, senza regole, del tutto abusivamente, senza uno straccio di concessioni o di autorizzazioni. decine di migliaia di vani.
Sono cresciuti quartieri informi, senza verde, con una viabilità da labirinto minoico, senza spazi pubblici, senza posteggi, senza nulla, travolti da quella febbre del mattone che prese i bagheresi soprattutto nel decennio 1975-1985.

Abbiamo accumulato quintali di carte e centinaia di ore di discussione per capirne, e in parte giustificare, i motivi di quella esplosione edilizia mostruosa e informe, ma non può essere quella la Bagheria di cui coltivare la nostalgia.

Tra il 25 luglio e la fine di agosto del 1982 vennero uccise tra Bagheria, Casteldaccia e Ficarazzi diciassette persone in pieno giorno; Bagheria nel mondo divenne capitale di quel triangolo della morte che aveva gli altri vertici a Ficarazzi e Casteldaccia.


L'ultima guerra di mafia con una decina di morti ammazzati tutti in pieno giorno, si verificò nel 1989 proprio durante la campagna elettorale per le amministrative.

Un  sindaco dell'epoca dichiarò al "Corriere della sera" (e la notizia venne ripresa dal "Time" di Londra) con una faccia di bronzo ed una sfrontatezza inaudite che a Bagheria non c'era la mafia perché qualcuna delle vittime era di Casteldaccia.

Nel 1983 sotto gli occhi benevolmente distratti di sindaci e assessori democristiani del tempo, sull'arco azzurro sorgeva lo scempio che solo quest'anno dopo quasi trenta anni è stato cancellato.

Ma di quale Bagheria parlano questi trentenni, quarantenni e cinquantenni ?

Anche qualche "maitre a penser" filosofeggia sull'abbandono e il degrado delle ville settecentesche: ma di cosa sta parlando?

Ma quale Bagheria ha conosciuto?

Ricordiamo che nel 1980 Guttuso venne con un amico illustre e senza preavviso a Villa Cattolica per mostrargli il Museo e la donazione da lui fatta.

Restò inorridito perchè le galline di proprietà del custode del Museo razzolavano nelle stanze in cui erano esposte le opere.

Scappò di notte, come si suol dire, e scrisse una lettera di fuoco, ancora esistente, a qualche amico bagherese dicendo che non avrebbe più messo piede a Bagheria.

Ci vollero anni per ricucire un  rapporto di fiducia con il grande maestro che culminò poi nel 1986 con il conferimento della cittadinanza onoraria che siglò la pace ritrovata.

Sempre nel 1980 un senatore della Repubblica, Ignazio Mineo, dichiarò solennemente in consiglio comunale che la "Certosa" andava abbattuta per allargare la strada e dare respiro al quartiere naturalmente abusivo.

Conserviamo ancora il ritaglio del "Corriere della sera" che ci "schifia" alla grande.

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Lo stesso senatore che saltando sul tavolo della presidenza in una drammatica seduta del consiglio comunale nel 1984, guidò la Vandea contadina per bloccare, come di fatto avvenne per i successivi trenta anni, le aree artigianali.

Ma qualcuno ricorda le immagini di palazzo Cutò di quegli anni o di villa Cattolica in quegli anni ?

A Bagheria ancora nel 1980 c'era il mercato di piazza: i braccianti venivano "adduvati" dai padroni in piazza per qualche migliaio di lire del tempo, tempo in cui ed è stato ricordato in un libro recente di Vincenzo Lo Meo, con qualche decina di chili di limoni si pagava la "giornata" del bracciante.

La spazzatura era in mezzo alle strade né più né meno che come adesso: solo che in quegli anni si produceva di media 700/800 grammi di spazzatura procapite ed eravamo 40.000 abitanti; mentre oggi se ne produce almeno il doppio e siamo in 60.000.

Le emergenze idriche in piena estate erano all'ordine del giorno, le autobotti attraversavano Bagheria in lungo e in largo, e di scaffe e buche ce ne sono sempre state "ad libitum".

O forse c'è nostalgìa di quegli anni '80 in cui Bagheria viveva riccamente di una economia drogata ( in tutti i sensi), con gli squadroni della morte che spadroneggiavano nella città, e di quando i boss oggi all'ergastolo entravano negli uffici del comune aprendo la porta con una pedata?

E forse di quella Bagheria, di quella ricchezza, di quella crescita urbanistica, di quei miasmi sociali che si era costretti a respirare che qualcuno ha nostalgìa?

Ma di cosa parlano?

Oggi non è certo l'età dell'oro. I problemi ci sono, sono tanti e complessi.

Ma Bagheria possiede, e sarebbe un errore grave negarlo, dopo la città di Palermo, un patrimonio comunale di beni architettonici di straordinario pregio e valore, Villa Cattolica, Palazzo Aragona Cutò, la Certosa (in parte restaurata e non abbattuta)  e finalmente Palazzo Butera quasi del tutto restaurato; abbiamo una Provincia Regionale che ha acquistato villa San Cataldo; abbiamo una villa Palagonia che vede 15.000 visitatori l'anno, e che la "comunione" tende a conservare e valorizzare; abbiamo i privati che hanno rimesso a nuovo, e vengono apprezzate e ammirate da migliaia e migliaia di persone, Villarosa e Villa Ramacca; abbiamo Villa Spedalotto e Palazzo Inguaggiato abitate dai proprietari, quindi in ottimo stato di conservazione; abbiamo avuto in quest'ultimo anno diverse occasione per ammirare la reggia "Valguarnera", con l'auspicio che anche questa possa essere resa nel futuro visitabile e restaurata.

E questo si può definire sfascio? ed ieri allora?

Certo grossi problemi rimangono, ma un cammino è stato avviato, certo non ieri, che viene percorso con difficoltà e contraddizioni, ma viene comunque percorso.
Tentare di nasconderlo è da sciocchi.

Oggi l'amministrazione comunale di Bagheria i beni confiscati ai mafiosi li assegna con un regolamento, mentre un assessore, Pietro Pagano, cancella dopo trenta anni l'ignominia politica e lo sfregio ambientale sull'arco azzurro.

Le aree artigianali in questi mesi vengono infrastrutturate, e si pone il "primo masso" di quella barriera frangiflutti, auspicata già cento anni fa da Gioacchino Guttuso Fasulo e presentato agli "asparuoti" come cosa fatta in un volantino elettorale del 1960 dalla D.C. del tempo.

Onore a Biagio Sciortino, dunque? Anche.

Onore soprattutto a Peppino Speciale, Antonio Gargano ed Andrea Zangara, a Giovanni Valentino e Franco Lo Piparo, a Pino Fricano ed anche a Biagio Sciortino., e a quanti queste battaglie per una Bagheria migliore le hanno combattute in prima linea in tempi non sospetti.

 

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