Cronaca

Sicilia, una delle regioni con il più alto rischio incendi e rischio geologico, sismico e vulcanico. Ciò è attestato dagli studi statistici che negli ultimi anni la pongono come territorio ad alto rischio.

Non dobbiamo dimenticare che la Sicilia è anche un’isola, quindi circondata dal mare e difficile da raggiungere in tempi brevi dalle altre Regioni per prestare il necessario aiuto in caso di eventi di grave entità.
Bagheria è una cittadina di circa 80.000 abitanti, sul territorio della Provincia di Palermo, e confinante con altri paesi che sommati ai precedenti arrivano ad un’utenza di circa 150.000 cittadini i quali pagano dei tributi per avere dei servizi e delle tutele da parte dello Stato, della Regione e del Comune.

Da circa 20 anni si parla e si discute di istituire un distaccamento dei Vigili del Fuoco nel Comune di Bagheria, nel tempo si è riusciti a formare un contingente di uomini destinati ad operare per questo specifico territorio. Infatti detto personale VV.F. si trova ad operare sul territorio della Provincia di Palermo, ma, seppure già assegnato per l’apertura dello stesso, svolge servizio altrove.
Ci domandiamo come sia possibile accettare queste condizioni ridondanti da circa 20 anni

Le amministrazioni comunali e i vari sindaci che si sono succeduti nel tempo non sono stati capaci in questi 20 anni trascorsi infruttuosamente, di reperire una struttura in grado di ospitare degli uomini e dei mezzi dei Vigili del Fuoco, chiamati esclusivamente a salvaguardare l’incolumità della popolazione bagherese e delle zone limitrofe.

La collocazione di un distaccamento nel comune di Bagheria garantirebbe un intervento tempestivo con tempi di risposta alquanto ridotti e sicuramente più celeri rispetto ai 30 minuti circa attualmente necessari, considerando che la squadra VV.F. parte dai distaccamenti di Palermo Città.

Detto ciò fino a ieri le responsabilità erano da attribuire all’Amministrazione Comunale Bagherese , poichè incapace di trovare una struttura idonea e regolare.

Oggi, grazie alle nostre insistenti richieste e al Comandante dei Vigili del Fuoco di Palermo Ing. Vallefuoco, che si è impegnato al fine di completare la procedura di attivazione della Sede di Servizio, si è riusciti ad ottenere la disponibilità di un immobile sito nel comune di Bagheria, la stessa struttura già autorizzata nell’anno 2006 e rimasta nel cassetto per “odore di mafia”.

Lo stesso ha attivato la procedura per il rilascio delle opportune autorizzazioni, da parte del Dipartimento dei Vigili del Fuoco nella persona del Capo Dipartimento, Prefetto Paolo Tronca.

Il Prefetto Tronca negli ultimi 4 anni si è distinto per i proclami riguardo alle risoluzioni dei problemi che affliggono la Sicilia, - progettando nuove strutture per i distaccamenti VV.F., nuovi mezzi, attrezzature e risorse per il Soccorso Tecnico Urgente da destinare all’isola,- ma che non si sono tradotti in azioni concrete e sono rimasti proclami.

Tutto il contrario di altre zone dell’Italia in cui molti progetti sono stati realizzati, in particolare nelle zone vicino la residenza del ex Ministro dell’Interno On. Maroni! Questo cosa vuole significare? I politici meritano maggiore tutela dei cittadini siciliani?

La risposta del Capo Dipartimento in merito all’autorizzazione per l’apertura del distaccamento VV.F. nel Comune di Bagheria e relativa copertura finanziaria, è stata negativa, poiché ritenuta non rientrante tra le ‘priorità del Dipartimento’.

La nostra organizzazione sindacale USB Vigili del Fuoco, chiede a gran voce come mai nel 2006 era stata autorizzata la copertura finanziaria necessaria per la creazione del presidio VVF mentre ora mancano i fondi? dove sono andate a finire queste risorse già assegnate?

Le Risorse Umane necessarie all’apertura della Sede VV.F. di Bagheria, ripetiamo che sono già state assegnate in provincia di Palermo con un contingente di 28 uomini distinti per qualifica funzionale; la copertura finanziaria utile alla locazione dell’immobile era già stata autorizzata, ma ….!

Ora che siamo riusciti a mettere le “carte in regola”, ci rispondono che non è possibile perché i soldi necessari sono ….. “scomparsi” (???) di contro l’amministrazione del comune di Bagheria ci risulta assente.

Ennesimo stile a mo’ di muro di gomma con rimbalzi tra le parti, e comunque priva di soluzione.

Chiediamo al Ministro dell’Interno, al Presidente della Regione Sicilia, a tutti i Parlamentari siciliani, al Prefetto di Palermo, al Sindaco di Bagheria, al Presidente del Consiglio Bagherese, ai cittadini di Bagheria e zone limitrofe e a tutti coloro che possono intervenire per la risoluzione di questo problema, affinché il Comune di Bagheria sia dotato di un distaccamento dei Vigili del Fuoco che possa garantire un adeguato servizio di soccorso tecnico urgente alla popolazione, di attivarsi con determinazione per la definitiva disponibilità della struttura.

Evitiamo e preveniamo il protrarsi di ulteriori disgrazie che con la presenza dei Vigili del Fuoco potrebbero essere evitate, aspettiamo l’ennesima tragedia e ci chiederemo se sia giusto non considerare ‘prioritario’ garantire un servizio dei Vigili del Fuoco tempestivo e celere anche nel Comune di Bagheria e Comuni a esso limitrofi.

Unione Sindacale di Base Pubblico Impiego –Vigili del Fuoco
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Ancora una situazione di tensione  e di paura per un tentato suicidio ieri a Bagheria; solo la tempestività e la prontezza di spirito degli operatori, Vigili del fuoco e Polizia in questo caso, hanno impedito che avvenisse l'irreparabile.

Tutto è accaduto intorno alla mezzanotte di ieri quando un uomo F.B. di 42 anni , residente in via Costanza d'Altavilla e da tempo disoccupato, dopo avere allontanato di casa, al culmine di una lite nata per futili motivi, moglie e figlio, si è chiuso nel bagno, e si è tagliato le vene.

I familiari hanno subito intuito quanto stava avvenendo, hanno tentato di rientrare ma trovando la porta chiusa dall'interno, hanno chiamato la volante della Polizia che ha allertato i pompieri.

Sono stati momenti di paura e di concitazione per i familiari soprattutto, ma anche per pompieri e poliziotti che avevano intuito che dalla tempestività del loro intervento dipendeva la possibilità di salvare l'uomo.

I pompieri hanno trovato serie difficoiltà ad entrare nell'appartamento peraltro situato al terzo piano, ma con una scala appoggiata all'esterno sono riusciti a trovare una delle imposte socchiuse da dove sono entrati dentro l'abitazione. 

Una volta entrati dentro l'appartamento hanno forzato la serratura della porta e si sono introdotti nel bagno dove l'uomo disteso dentro la vasca perdeva già sangue: sono scattati immediatamente i soccorsi e l'uomo è stato trasportato con un'ambulanza del 118 all'Ospedale 'Buccheri La Ferla'.

L'uomo dopo avere ripreso conoscenza, ha cominciato però a dare di testa, frantumando al Pronto soccorso del nosocomio quanto si trovava sotto tiro: ancora una volta gli operatori di polizia ed altri familiari accorsi si sono prodigati per tranquillizzarlo e farlo tornare in sè.

L'uomo è rimasto ricoverato in Ospedale in osservazione.

 

 

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo, al termine di una complessa attività d’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica (Procuratore Aggiunto dott. Maurizio SCALIA e Sostituti Procuratori dott. Antonino DI MATTEO e dott. Carlo LENZI), hanno dato esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Palermo (dr. Fernando SESTITO), nei confronti degli autori dell’omicidio dell’Avvocato Vincenzo FRAGALÀ:

 

- Francesco ARCURI, nato a Palermo l’8.12.1980, in atto detenuto per altra causa, affiliato al mandamento palermitano di “Porta Nuova”;

- Salvatore INGRASSIA, nato a Palermo il 04.06.1965, in atto detenuto per altra causa, affiliato al mandamento palermitano di “Porta Nuova”;

- Antonino SIRAGUSA, nato a Palermo il 3.5.1970.

La sera del 23 febbraio 2010, il noto penalista, già deputato di Alleanza Nazionale alla Camera e consigliere comunale di Palermo, uscito dal suo studio tra via Nicolò Turrisi e P.za V.E. d’Orleans, di fronte al Palazzo di Giustizia, veniva ripetutamente colpito, alla testa e agli arti, con una mazza di legno da un individuo che, subito dopo, si dava alla fuga unitamente ad altri complici.

L’avvocato, immediatamente soccorso e trasportato all’Ospedale Civico di Palermo, ove giungeva in coma a causa di una vasta emorragia cerebrale, decedeva il successivo 26 febbraio.

LE INDAGINI

Le indagini, che inizialmente non hanno trascurato alcuna ipotesi investigativa, hanno presto fatto emergere il coinvolgimento nel delitto di appartenenti a cosa nostra.

L’attento riascolto di migliaia di intercettazioni eseguite dalle varie Forze di Polizia nei confronti di affiliati a cosa nostra palermitana, l’incrocio dei dati estrapolati dai tabulati e dalle celle telefoniche, l’analisi delle riprese acquisite dai sistemi di video sorveglianza installati nei pressi del luogo del delitto hanno consentito di dare un’identità agli autori dell’omicidio, tutti riconducibili alla consorteria mafiosa del Mandamento di Porta Nuova. A sostegno di queste fonti, definite dal G.I.P. di “formidabile portata probatoria”, si aggiungono le dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, con riferimento sia all’autore materiale dell’aggressione sia al movente del delitto.

Il complesso delle risultanze investigative ha permesso di ricostruire come segue i momenti salienti dell’azione delittuosa:

1. ORE 19.09

SIRAGUSA Antonino, INGRASSIA Salvatore ed ARCURI Francesco si incontrano nel quartiere Borgo Vecchio per definire i dettagli operativi del delitto;

2. ORE 20.23

Le immagini estrapolate da alcuni impianti di videosorveglianza di via Nicolò Turrisi documentano la presenza, a pochi metri dall’ufficio della vittima, di SIRAGUSA e INGRASSIA;

3. ORE 20:26

INGRASSIA riceve due telefonate. L’analisi del tabulato telefonico e delle mappe cartografiche confermerà la sua presenza sul luogo del delitto;

 

4. ORE 20:38

L’Avvocato FRAGALÀ, come ogni sera, esce dal proprio studio legale e si avvia verso il garage dove ha parcheggiato l’auto;

5. ORE 20:39

Il professionista, giunto all’imbocco della discesa che conduce al garage, viene aggredito a colpi di bastone (inferti al capo ed agli arti verosimilmente con una mazza da baseball) da un uomo di 30/35 anni, di corporatura robusta, alto 1,85 mt. circa, che, dopo aver lasciato la vittima esanime a terra, fugge a bordo di uno scooter Honda SH di colore bianco condotto da un complice. L’aggressore viene identificato in ARCURI Francesco;

6. ORE 20:48

SIRAGUSA Antonino e INGRASSIA Salvatore vengono ripresi da un sistema di video sorveglianza mentre si allontanano dal luogo del delitto che, invece, aveva richiamato l’attenzione di numerosi passanti.

LE PROVE

Le indagini hanno permesso di ricostruire un quadro probatorio chiaro e univoco, di cui vanno evidenziati i seguenti elementi:

1. intercettazione ambientale / telefonica delle ore 19.09, che documenta una conversazione intercorsa tra SIRAGUSA, INGRASSIA e ARCURI. I tre fanno riferimento a un progetto delittuoso che prevede l’impiego di un’auto e di una moto (di cui disfarsi), di un appostamento (“pustìu”) da effettuare e, soprattutto, dell’utilizzo di un “coso di legno” quale strumento per commettere l’azione illecita:

SIRAGUSA Antonino

… chi dici ? …

INGRASSIA Salvatore

… Anto’ … chiddu chi dici tu …

SIRAGUSA Antonino

… (tossisce) … na ‘dda banna na strata unni si scinni … Ciao! (saluta terza persona giunta in quel momento ndr)

ARCURI Francesco

… ch’ama fari … pustìu?

INGRASSIA Salvatore

… poi a’ bieniri chiddu …

SIRAGUSA Antonino

… picchì … cu’ quali muturi tu a’ bieniri?

ARCURI Francesco

… cu’ u’ Scarabeo …

SIRAGUSA Antonino

… nooo ! ...

ARCURI Francesco

… comu faciti … si chiddu a’ ghiccari poi u’ muturi … chi fa … ninni iamu tutti tri ca’ machina? …

SIRAGUSA Antonino

… cuomu ava ghiccari u’ muturi! …

ARCURI Francesco

… unnu sintisti chi disse? ...

SIRAGUSA Antonino

… nooo … viniemu tutti rui ca’ machina!

ARCURI Francesco

… giustu! …

SIRAGUSA Antonino

… iddu … poi … tu ti porti u’ muturi e iddu sinni veni cu’ mia …

INGRASSIA Salvatore

… si u’ muturi stava ca’ …

SIRAGUSA Antonino

… ancora chiddi unn’è cuntu ca’ s’annu arricugghiutu cu’ u cuoso i lignu … viri s’è ca’…

 

2. conferma della presenza sul luogo del delitto degli autori dell’omicidio, grazie ai dati estrapolati dai tabulati telefonici;

3. corrispondenza antropometrica di ARCURI Francesco con l’autore materiale dell’omicidio, alla luce delle descrizioni fornite dai testimoni oculari;

4. utilizzo da parte dell’esecutore materiale dell’omicidio di una moto Honda SH di colore bianco, utilizzata per la fuga. E’ risultato in uso a ARCURI un motoveicolo delle stesse caratteristiche;

5. corrispondenza antropometrica di SIRAGUSA (di cui si rileva anche una percettibile “claudicatio”) ed INGRASSIA, con i soggetti ripresi dai sistemi di videosorveglianza installati in via Nicolò Turrisi.

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  ARCURI   FRANCESCO                         INGRASSIA   SALVATORE                        SIRACUSA   ANTONINO

 

 

 

 

Ad incastrarli sono state soprattutto le dichiarazioni di tre complici, tre rapinatori che hanno deciso di collaborare ricostruendo decine di rapine a negozi, tabaccherie e perfino a un disabile in carrozzina, al quale rubarono tremila euro in contanti. 

Partendo da quei racconti gli agenti della sezione antirapina della Squadra mobile di Palermo, guidati da Silvia Como, hanno concluso una complessa indagine che è culminata con l’esecuzione di 18 ordinanze di custodia cautelare.

L’operazione, denominata «Noxae», è in corso dalle prime luci dell’alba: decine di agenti stanno notificando i provvedimenti firmati dal gip Michele Alajmo su richiesta del procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dei sostituti Siro De Flammineis e Francesco Grassi.

Quindici le persone finite in carcere, mentre ad altri tre — Giuseppe Anzalone, di 34 anni, Mario Gebbia, di 36 e Marco Aiello, di 24 — il gip ha concesso i domiciliari.

Questi ultimi, in particolare, sarebbero i capi o quanto meno i punti di riferimento della banda, ma hanno ottenuto una misura più lieve in virtù della loro decisione di collaborare con la giustizia.

I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il 2009 e il 2011.

Anche se non viene contestata l’associazione a delinquere, è emerso che Aiello, Anzalone e Gebbia erano in grado di reclutare o cambiare complici a seconda dei colpi e delle esigenze.

Questi i nomi dei destinatari di ordinazna di custodia cautelare nell'ambito dell'operazione di polizia contro una banda di rapinatori chiamata Noxae: Giuseppe Anzalone 34 anni, Mario Gebbia 36 anni, Alessandro Giacalone 35 anni, Paolo Amatuzzo di 30 anni, Marco Aiello di 24 anni, Giovanni Vernengo di 39 anni, Filippo Di Marco di 35 anni, Giovan Battista Pipitone di 36 anni, Giovanni Bruno di 24 anni, Onofrio Palazzo di 46 anni, Alessandro Gebbia di 22 anni, Ignazio Guercio di 41 anni, Giovanni Carini di 34 anni, Rocco Pirrotta di 37 anni, Rosario Di Piede 36 anni, Salvatore Mancuso

di 46 anni. 
 

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