Cronaca

I Carabinieri della Stazione di Ventimiglia di Sicilia impegnati in un servizio di controllo del territorio, hanno tratto in arresto in flagranza di reato, con l’accusa di furto aggravato in concorso: SAVOCA Giuseppe, pregiudicato classe 1973, DI FIORE Giuseppe, classe 1990, MAZZOLA Emanuele, pregiudicato classe 1992, MAZZOLA Agostino, pregiudicato classe 1984.

I quattro venivano sorpresi dai militari mentre erano intenti ad asportare materiali ferrosi, tubi in rame ed autoclavi, dal ristorante “La Madonnina”, sulla S.P. 16.

In particolare i predetti, che avevano già caricato su due autovetture parti dell’impianto idrico, asportati dal ristorante, consistenti in tubi di ferro, rame e due autoclavi per il sollevamento dell’acqua completi di raccordi e motore, erano intenti a piegare e tagliare, con un seghetto, altri tubi facenti parte del medesimo impianto.

L’Autorità Giudiziaria disponeva la traduzione degli arrestati presso le rispettive abitazioni, in regime degli arresti domiciliari e il processo con rito direttissimo nella giornata odierna presso il Tribunale di Termini Imerese all’esito del quale ai predetti veniva convalidato l’arresto e posti agli arresti domiciliari. 

Nella foto da sx verso dx: Di Fiore Giuseppe, Mazzola Agostino, Mazzola Emanuele, Savoca Giuseppe

Continua sui giornali la pubblicazione delle intercettazioni che hanno portato agli arresti dell'operazione 'Argo', e di stralci della confessione di Giuseppe Carbone, che ha ricostruito con dovizia di dettagli le varie fasi che portarono alla eliminazione dei due ispano canadesi Pimentel e Fernadez. 

Oggi il Giornale di Sicilia riporta ancora una serie di notizie che fanno parte delle dichiarazioni di Carbone, e che potrebbero fare risalire alle  motivazioni che lo hanno spinto assieme agli Scaduto ad uccidere i due trafficanti da poco insediatisi a Bagheria.

Carbone parla della guerra in atto esistente in Canada tra Rizzuto ed un altro mafioso compare di Ramon; è dal Canada  quindi che è partito l'ordine di uccidere Fernandez, ma l'obiettivo criminale andava a coincidere con gli interessi degli Scaduto che pare volessero scalare a colpi di pistola il vertice mafioso del mandamento eliminando anche Roberto Flamia, che con lo spagnolo aveva cementato un rapporto di amicizia.

Ma assieme a Flamia nel mirino c'era anche Michele Modica, anche lui con dei trascorsi canadesi, quando avrebbe finito di scontare la pena in carcere comminatagli per aver fatto parte del commando che nel luglio del 2008 assieme ad uno dei fratelli di Carbone, Andrea Fortunato, e ad altri due progettava di uccidere Pietro Lo Iacono.

Michele Modica, che in Canada era stato in contrasto con tale Peter Scarcella, era sfuggito in quel paese ad un agguato, in cui però era rimasta ferita e paralizzata una ragazza.

Un contesto di rapporti congtroversi tra cosa nostra canadese e  cosa nostra locale che stava per aprire una pagina sanguinosa nella storia di Bagheria e del territorio.

Carbone non lesina particolari sulla eliminazione dei due trafficanti canadesi: subito dopo l'omicidio ed essersi sbarazzati dei corpi e degli abiti imbrattati di sangue, si rivedono Carbone e gli Scaduto, per eliminare dalla casa di Fernandez, che abitava  in via Tornatore a Bagheria, alcune foto compromettenti che avrebbero potuto aiutare gli investigatori nella ricostruzione della personalità e delle frequentazioni dei due ispano-canadesi giustiziati.

Quelle foto, specifica Carbone, li ho messe in un borsone scuro che venne bruciato tra Bagheria e Casteldaccia, mentre un orologio di marca Guess, chiarisce meticoloso Carbone lo consegnai a Salvatore Scaduto.

Nuova Operazione della Guardia Costiera di Porticello contro la pesca illegale di tonno rosso.

Nel pomeriggio di ieri, i militari dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Porticello, coordinati dal Comandante Tenente di Vascello Nicola SILVESTRI, durante una operazione di controllo e repressione dei reati in materia di pesca, hanno posto sotto sequestro circa sei quintali di Tonno Rosso appena sbarcato nel porto.

L’operazione ha consentito l’individuazione di tre distinti soggetti dediti al trasporto e detenzione illegale e di un peschereccio non autorizzato alla cattura della suddetta specie ittica.

Il commercio illegale di tonno rosso, oltre a provocare una diminuzione dello stock ittico, «comporta altresì il mancato rispetto delle norme sulla tracciabilità dei prodotti nonché palesi violazioni in materia igienico-sanitaria, evasione fiscale e danno economico agli operatori della pesca che operano nel rispetto delle regole».

Comminate sanzioni amministrative per un totale di 16.000 euro.

Il prodotto ittico giudicato idoneo al consumo umano, dal personale dell’Unità Operativa Veterinaria di Bagheria intervenuto sul posto, è stato venduto all’asta:, il ricavato è destinato ai fondi del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

La Guardia Costiera di Porticello sottolinea come l’attività di controllo proseguirà regolarmente, a tutela delle specie sottoposte a restrizioni e dei consumatori.

Salvatore e Pietro Scaduto non ci stanno ad accollarsi le accuse di correità loro rivolte dal nuovo pentito del mandamento di Bagheria, il casteldaccese Giuseppe Carbone, nella vera e propria mattanza in cui sono stati eliminati i due ispano-canadesi Fernando Pimentel e Juan Ramon Fernandez Paz: e questo secondo quanto scrivono il Giornale di Sicilia e la Repubblica in edicola oggi

E' un 'accusa che, se provata, li candiderebbe ad una pena pesantissima, forse addirittura l'ergastolo. Anche perchè il racconto di Giuseppe Carbone è stato estremamente circostanziato anche nei dettagli , e nei ruoli che i tre protagonisti avrebbero avuto nella eliminazione dei canadesi.

Per questo, dvanti al GIP Maria Pino ed al pm Francesca Mazzocchi, piuttosto che tacere e avvalersi della facoltà di non rispondere, secondo il solito clichè mafioso, Salvatore e Pietro Scaduto difesi dagli avvocati Tommaso e Giuseppe Farina si difendono e si dicono disponibili a qualsiasi confronto o accertamento che i giudici vorranno fare.

Non solo, ma non risparmiano insulti all'uomo che li accusa di avere ucciso, assieme a loro, i due narcos del cartello canadese, ritrovati cadaveri nelle campagne di Casteldaccia, definendolo un pazzo psicopatico.

Sia Pietro  che Salvatore Scaduto ammettono di aver ben conosciuto Ramon Fernandez, allorchè dopo l'assassinio del padre avvenuto durante la sanguinosa guerra di mafia a Bagheria del 1989, avevano deciso di allontanarsi da Bagheria, e di andare aToronto in Canada.

In quell'anno ricordiamo furono oltre dieci i delitti che si snodarono tra il mese di marzo e il mese di luglio, quando tra gli altri furono uccisi il vecchio capomafia ottantenne Antonino Mineo, il reggente del tempo della famiglia mafiosa di Bagheria, Franco Baiamonte, il padre degli Scaduto, Antonino Bartolomeo,  inteso Ninu u carabinieri che fu ucciso assieme ad Onofrio Tutino, un fratello di Gino Tutino, anche lui attualmente in carcere per traffico di droga e colpito da un provvedimento restrittivo nell'ambito dell'operazione Argo.

Quindi una conoscenza che datava da tempo quella con Ramon Fernadenz, racconta Salvatore Scaduto, nata durante un comune periodo di detenzione a Toronto, quando l'ispano- canadese lo aveva aiutato a mettersi in comunicazione con i parenti in Italia. 

E così quando Ramon, indicato come uomo del clan Rizzuto, è arrivato a Bagheria, Scaduto si è "messo a disposizione" in segno di riconoscenza. Non avrebbe avuto dunque alcun motivo per decide di ammazzarlo. Nega naturalmente  l'accusa di omicidio anche il fratello Pietro.  

E il pentito? Gli Scaduto lo conoscono bene. Uno dei due fratelli, Salvatore, ha detto al giudice che c'erano stati dei motivi di forte contrasto con il neo dichiarante, questioni di interesse legate alla loro attività di allevatori e pare anche di donne: le accuse nei loro confronti, argomentano gli Scaduto, potrebbero essere una ritorsione del pentito per queste ruggini pregresse.

Ma c'è qualche dettaglio che non quadra: a partire da una lussazione alla spalla che Pietro Scaduto si sarebbe fatto curare in day hospital qualche giorno dopo il duplice omicidio, e che sarebbe stata causata secondo quanto avrebbe riferito Giuseppe Carbone dalla manovra che avrebbe tentato il conducente della Clio Fernando Pimentel quando ha capito che erano caduti in un agguato.

Pietro Scaduto l'ha giustificata dicendo che è stato il calcio di una mucca. Purtroppo le mucche non parlano.

Emergono comunque nuovi dettagli sulla vicenda del Rolex d'oro, che ha rappresentato il bandolo dell'intricata matassa e che gli investigatori avevano visto nelle intercettazioni video al polso di Fernandez e che poi uno degli Scaduto, Pietro, secondo quanto ha dichiarato Carbone, dopo gli omicidi gli avrebbe consegnato per venderlo.

Già all'uscita del Compro oro di Palermo Carbone però aveva trovato ad aspettarlo  i Carabinieri, che gli avevano sequestrato il Rolex, e naturalmente gli avevano chiesto come mai fosse in possesso di quell'orologio.

Insomma Carbone ha capito  che ormai era solo questione di tempo e quando mercoledì ha avuto notificato il mandato di fermo, ha preso piena coscienza che era inguaiato ed ha deciso di vuotare il sacco.

C'è ancora però qualche tassello da mettere a posto: innanzitutto la Clio noleggita dai due canadesi, bruciata e abbandonata nei pressi della discarica di Bolognetta subito dopo gli omicidi, secondo quanto dichiarato da Carbone, ancora non è stata ritrovata.

Chi l'ha fatta sparire?

Ed ancora il capitolo più importante, e cioè la comprensione delle dinamiche interne alla famiglia mafiosa bagherese e al mandamento: che ruolo avevano i due canadesi? 

Erano sicuramente amici di Sergio Flamia con il quale  pare stessero per organizzare un traffico di droga alla grande, ma pare anche che gli Scaduto volessero soppiantare Gino Di Salvo e Sergio Flamia nei loro ruoli di vertice.

Ma non è finita: perchè gli Scaduto avevano, sempre secondo il pentito Carbone, pensato di uccidere Michele Modica, attualmente in carcere perchè  nel luglio 2008 aveva progettato al tempo assieme ad altri, tra cui un fratello dell'attuale pentito, di eliminare l'allora reggente Pietro  Lo Iacono ?

Ed in questo contesto come si colloca e si spiega la scomparsa volontaria di Carmelo Bartolone?

Tutte domande cui gli inquirenti sperano di trovare risposta dalle cose che ha ancora da raccontare Giuseppe Carbone.

 

 

 

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